SCIOPERO LUGLIO AGOSTO 25

SCIOPERO LUGLIO AGOSTO 25



Negli ultimi 30 anni, visto che il primo ccnl volto al conseguimento dello sfruttamento del personale è quello del 1994, con la fine delle Poste ministeriali e la nascita dell'Ente Poste, prodromica alla successiva SpA, Poste Italiane ha subito una trasformazione radicale. Da pilastro del servizio pubblico a macchina orientata al profitto, il processo di privatizzazione ha progressivamente eroso la missione originaria dell’ente. Un cambiamento sistemico, favorito da 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗶 𝗮𝗴𝗴𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗲, 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝗶𝗻𝗱𝗮𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗲𝗱𝗲𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗱𝗮 𝘀𝗰𝗲𝗹𝘁𝗲 𝗴𝗼𝘃𝗲𝗿𝗻𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲 𝘁𝗲𝘀𝗲 𝗮 𝘀𝗺𝗮𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗮𝗿𝗲, 𝗽𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝗽𝗲𝘇𝘇𝗼, 𝗶𝗹 𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗺𝗼𝗻𝗶𝗼 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗼.

𝗟𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝘃𝗶𝘃𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗣𝗼𝘀𝘁𝗲 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗲 𝗲̀ 𝗱𝗮 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 𝗰𝗮𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮 𝘂𝗻 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗼 𝗽𝗲𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮.
Una realtà che risulta ormai insostenibile sotto molteplici punti di vista: occupazionale, salariale, organizzativo e, non da ultimo, etico, rispetto al ruolo politico e industriale che l’azienda sta assumendo a livello internazionale.

𝗗𝗲𝗻𝘂𝗻𝗰𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗱𝗮 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗺𝗮𝘀𝘀𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗮𝗿𝗶𝗼 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗮 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 𝗱𝗲𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗼 (𝗖𝗧𝗗), che sostengono interi comparti operativi, dal recapito alla logistica, coprendo esigenze che l’azienda non può più negare siano di natura strutturale.
La mancata stabilizzazione di queste lavoratrici e lavoratori non è solo una scelta organizzativa discutibile: è una forma di sfruttamento sistemico, che alimenta la discontinuità salariale e il ricatto occupazionale.

A ciò si aggiungono le continue 𝗿𝗶𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗶, 𝗶𝗻𝘁𝗿𝗼𝗱𝗼𝘁𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗹’𝘂𝗻𝗶𝗰𝗼 𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗱𝘂𝗿𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗶𝗻𝗰𝗿𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗶 𝗰𝗮𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝘀𝘂 𝗰𝗵𝗶 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮, senza alcun confronto preventivo né valutazione dell’impatto sociale, umano e produttivo.
Tali scelte aggravano una carenza strutturale di risorse, in tutti i settori aziendali, che si traduce in condizioni di lavoro estenuanti e provoca gravi ricadute negative, soprattutto, sul servizio universale e, dunque, sulla collettività.

Un passaggio cruciale è rappresentato dalla recente ristrutturazione del recapito, che introduce 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗶𝗱𝗱𝗲𝘁𝘁𝗮 “𝗥𝗲𝘁𝗲 𝗖𝗼𝗿𝗿𝗶𝗲𝗿𝗲”: 𝘂𝗻 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗱𝗲 𝗹’𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗼𝗿𝗮𝗿𝗶𝗼 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗮 𝟯𝟵 𝗼𝗿𝗲 – 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼𝘁𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗱𝗶𝗯𝗮𝘁𝘁𝗶𝘁𝗼 𝗲𝘂𝗿𝗼𝗽𝗲𝗼 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗼𝗿𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼. Una misura che molti osservatori leggono come il preludio a una cessione del recapito a operatori privati, con il rischio concreto di maggiore sfruttamento del personale e ulteriori problemi di sicurezza sul lavoro.

Contestiamo con fermezza le scelte aziendali in tema di politiche retributive. 𝗚𝗹𝗶 𝘀𝘁𝗶𝗽𝗲𝗻𝗱𝗶 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗶𝗻𝘀𝘂𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗮 𝗳𝗮𝗿 𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮, 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗿𝗲 𝗶 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗶 𝗱𝗶 𝘄𝗲𝗹𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗲, 𝗲 𝗹𝗮 𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗶𝗻𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝘀𝗮𝗹𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗮𝗶 𝗹𝗶𝘃𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ 𝗼 𝗮𝗹 𝗿𝗮𝗴𝗴𝗶𝘂𝗻𝗴𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗼𝗯𝗶𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗻𝘀𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝗻𝗼 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮, 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝗼 𝘂𝗻 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗲𝗿𝗳𝘂𝗴𝗶𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗻𝗼𝗻 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗴𝗿𝘂𝗶 𝗲 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗶 𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝘀𝗮𝗹𝗮𝗿𝗶𝗮𝗹𝗶.

In parallelo, assistiamo a un uso sempre più strumentale e repressivo del potere disciplinare, con provvedimenti spesso arbitrari e sanzionatori, finalizzati a colpire comportamenti sindacali, dissenso o semplice espressione del disagio lavorativo.

Infine, e non ultimo in ordine di importanza, riteniamo doveroso aprire una vertenza pubblica e sindacale sul ruolo assunto da Poste Italiane nell’ambito delle politiche estere e degli scenari di guerra in atto, in particolare in Palestina.

Non possiamo accettare che un’azienda a partecipazione pubblica e incaricata di un servizio universale si trovi coinvolta, direttamente o indirettamente, in attività logistiche e finanziarie a sostegno di governi coinvolti in gravi violazioni del diritto internazionale.
Chiediamo con forza:

• 𝗟’𝗶𝗺𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮𝘁𝗮 𝘂𝘀𝗰𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗣𝗼𝘀𝘁𝗲 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗙𝗼𝗻𝗱𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗠𝗲𝗱-𝗢𝗿, legata al gruppo Leonardo, principale fabbrica d’armi dell’Unione Europea e attiva nel commercio di tecnologie belliche verso Israele;

• 𝗟𝗮 𝘀𝗼𝘀𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗺𝗮𝘁𝗲𝗿𝗶𝗮𝗹𝗶 𝗱𝘂𝗮𝗹-𝘂𝘀𝗲 (𝗮 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗼 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝗲 𝗲 𝗺𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲) 𝗱𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗣𝗼𝘀𝘁𝗲 𝗔𝗶𝗿 𝗖𝗮𝗿𝗴𝗼 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗜𝘀𝗿𝗮𝗲𝗹𝗲, in ottemperanza ai principi di neutralità, trasparenza e rispetto dei diritti umani.

Tali operazioni, espongono Poste Italiane al rischio di complicità oggettiva in atti internazionalmente qualificabili come crimini di guerra o genocidio.

𝗔𝗹𝗹𝗮 𝗹𝘂𝗰𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮 𝗲𝘀𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼, 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗰𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗹𝗼 𝘀𝗰𝗶𝗼𝗽𝗲𝗿𝗼 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝟭𝟵 𝗹𝘂𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗮𝗹 𝟭𝟵 𝗮𝗴𝗼𝘀𝘁𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟱

Informazioni

Cobas poste è un organismo sindacale di base composto esclusivamente da Lavoratrici e Lavoratori che attraverso l'autorganizzazione mettono in atto la contrarietà alle politiche aziendali tese all'esclusivo profitto per manager ed azionisti. Rivendicando il servizio offerto come bene necessario per la collettività esercitano una molteplicità di azioni ad autosalvaguardia dell'operato e della integrità di chi lavora ogni giorno.  

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