I LAVORATORI E LE LAVORATRICI POSTALI NON POSSONO TACERE
Come lavoratori e lavoratrici postali sentiamo il dovere di denunciare una questione che riguarda da vicino Poste Italiane e il suo coinvolgimento in rotte commerciali che toccano uno dei conflitti più drammatici del nostro tempo: l’aggressione israeliana al popolo palestinese.
Nel 2021 la compagnia aerea di Poste, Mistral Air, è diventata Poste Air Cargo, convertendo la propria flotta al trasporto merci. Nello stesso anno è stata aperta una rotta verso Tel Aviv, inizialmente sospesa e poi riattivata e addirittura raddoppiata nel maggio 2024, nel pieno dell’offensiva genocidaria israeliana.
Nel frattempo, tra novembre 2024 e febbraio 2025, la flotta di Poste Air Cargo è passata da cinque a otto aerei, segno evidente di un’espansione delle attività in una fase storica delicatissima. I voli verso Tel Aviv, due a settimana, sono stati confermati anche dall’amministratore delegato Rosario Fava, che ha dichiarato che Poste Air Cargo trasporta anche “prodotti del settore aerospaziale”.
Questa definizione solleva seri interrogativi. Il settore aerospaziale include infatti oltre a tecnologie civili, una vasta gamma di componenti potenzialmente impiegabili anche a fini militari o strategici, come droni, ricambi per aeromobili, tecnologie di navigazione e comunicazione. Si tratta cioè di prodotti dual use, materiali a duplice uso civile e militare, il cui commercio è sottoposto a regolamentazioni internazionali proprio per evitare che vengano utilizzati in contesti di guerra o repressione.
Il commercio di materiali dual use è oggi al centro delle denunce di numerose organizzazioni internazionali, che chiedono un embargo mirato contro Israele, alla luce delle violazioni sistematiche del diritto internazionale. Lo scorso settembre, perfino esperti indipendenti delle Nazioni Unite hanno chiesto agli Stati di “interrompere immediatamente tutte le esportazioni, importazioni e trasferimenti, inclusi gli articoli a duplice uso che potrebbero essere utilizzati contro la popolazione palestinese sotto occupazione”, chiedendo inoltre di “annullare o sospendere le relazioni economiche, gli accordi commerciali e le collaborazioni tecnologiche e accademiche che contribuiscono alla presenza illegale e al regime di apartheid nei territori palestinesi”.
Alla luce di questi fatti, ci chiediamo con urgenza: cosa trasporta realmente Poste Air Cargo verso Israele? Chi sono i destinatari finali delle merci aerospaziali? Quali garanzie pubbliche esistono sul fatto che questi voli non contribuiscano, anche indirettamente, a sostenere l’apparato militare israeliano responsabile della repressione e dell’occupazione nei territori palestinesi?
Non possiamo accettare che l’azienda per la quale lavoriamo, una società a partecipazione pubblica operi, anche solo potenzialmente, in modo complice rispetto al genocidio in atto.
Esigiamo dunque con forza:
trasparenza immediata sui contenuti e le finalità dei voli Poste Air Cargo verso Tel Aviv;
la sospensione del trasporto di merci e tecnologie dual use verso Israele;
l’interruzione dei rapporti con soggetti legati al complesso militare-industriale israeliano, a partire dalla Fondazione Med-Or, espressione del colosso bellico Leonardo S.p.A., di cui Poste Italiane è socio ordinario.
Inoltre, chiediamo che il Governo italiano si assuma le proprie responsabilità, sospendendo ogni accordo commerciale e tecnologico con Israele che possa contribuire, direttamente o indirettamente, a crimini di guerra o alla violazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese.
La lotta per la libertà del popolo palestinese passa anche da qui: dalla logistica, dalla merce, dalle rotte. Dalla responsabilità concreta che ciascuno – lavoratori, aziende, istituzioni – ha nel non essere complice con un sistema di oppressione, guerra e apartheid.