RETE CORRIERE: ENNESIMO COLPO ESTIVO
FIRMATA LA DECIMA RIORGANIZZAZIONE DEL RECAPITO.
A febbraio di quest'anno, in un surplus di finzione democratica, le sei sorelle firmatutto (cgil-cisl-uil-failp-consal-ugl) presentavano alle assemblee dei lavoratori la loro ipotesi di piattaforma per il rinnovo di contratto dove nella parte normativa, all'articolo 29, aprivano ad una, seppur assai generica, sperimentazione della riduzione dell'orario di lavoro.
Non gli abbiamo mai creduto. Ovviamente. Ma non avremmo mai potuto immaginare che addirittura si sarebbero lanciati in un così meschino dietrofront.
La ennesima Riorganizzazione del recapito, prevede, addirittura, l'aumento delle ore lavorative a 39 settimanali per la nuova Rete Corriere dedicata ai pacchi fino a 10 kg. In netta controtendenza con gli indirizzi che a livello italiano ed europeo vedono iniziative indirizzate ad una riduzione drastica dell'orario di lavoro a parità di salario.
Nella loro ipotesi ci parlavano di politiche attive che avrebbero assicurato un corretto turn-over per la difesa dei livelli occupazionali e invece, in piena coerenza con quanto fatto negli ultimi anni, tagliano ulteriori 3300 articolazioni (portalettere) tra "area di base" e "linea business", e prospettano la chiusura di 85 "presidi di distribuzione".
Senza parlare del fatto che la divisione tra pacchi (al momento trend remunerativo da sfruttare) e posta (l'orpello improduttivo, da scaricare in barba al servizio pubblico e sociale) apre la strada alla messa di quest'ultima nell'alveo, necessario, di una dismissione anche in funzione della scadenza del 2026 del servizio universale il cui passaggio successivo potrebbe essere la svendita del servizio di posta considerato ormai, dal cda e dagli azionisti, come un cancro da recidere.
Non è stata ancora implementata in maniera definitiva l'ennesima riorganizzazione del recapito con l'accordo sull'accentramento delle lavorazioni interne - che ha portato il taglio di migliaia di posti di lavoro e la "deportazione" dei lavoratori "superstiti", per la maggior parte inidonei al recapito, nei Centri logistici o nei CS a km di distanza (anche 30 fino a 100 km) dalle vecchie sedi di lavoro o dalle loro abitazioni - che già poste e sindacati, come di consueto in piena estate, siglano il 16 luglio, una nuova organizzazione nel recapito lacrime e sangue, appunto l'articolazione dedicata Rete Corriere.
Per un giorno hanno fatto finta di essere contrari alla privatizzazione di poste, addirittura inscenando sit-in, pur avendola favorita per anni in ogni passaggio ed ancora assecondandola oggi con le ulteriori manovre di taglio del personale, razionalizzando e spremendo all'inverosimile quello superstite.
Fino a quale punto il popolo postale è disposto ad accettare tutto questo?
Quando comincerà a prendere consapevolezza e non essere più disposto ad arricchire manager, azionisti e gli stessi sindacati conniventi con l'azienda?
Di fronte a questo ennesimo attacco all'occupazione, alla stabilità e alla stessa vita personale dei lavoratori con l'aumento dell'orario di lavoro, pagato tra l'altro con elemosine, i lavoratori dovrebbero insorgere.
Ed è questo che vi chiediamo: di non piegare il capo di fronte a questo ennesimo sopruso che assume un significato ancor di maggiore spregio se collocato in un momento storico dove sono tantissimi gli stati che stanno promuovendo, ed alcuni di questi l'hanno già attuata, una riduzione dell'orario di lavoro come soluzione possibile per un aumento dell'occupazione, per il raggiungimento di standard migliori di esistenza, cura familiare, tempo libero ed emancipazione.