Lo sciopero generale del 29 novembre rappresenta anche per le lavoratrici ed i lavoratori di poste una tappa importante sia per le istanze sociali sia per quelle lavorative che chi scenderà in piazza rivendica, e così come fanno i cobas in poste, non solo nella giornata di sciopero ma nelle lotte di tutti i giorni dentro e fuori i luoghi di lavoro.
Le privatizzazioni rappresentano la sistematica sottrazione alle collettività di beni e servizi che vengono messi a gran profitto da pochissimi e a discapito di tutti gli altri: utenti e lavoratori.
Ancora una volta lo sciopero del 29 esprime la contrarietà ad ogni privatizzazione, ed ancor più a quella di poste italiane, in ogni sua forma: vendita di quote azionarie, retribuzioni in welfare aziendale, fondi sanitari privati, fondi pensionistici privati.
Condizioni Lavorative che siano dignitose e che non perdano ad ogni rinnovo contrattuale le faticose conquiste di diritti che armonizzano da decenni la vita lavorativa con quella reale. Ne sono un esempio l’aumento dei carichi lavorativi, gli aumenti di flessibilità operative come distacchi, richieste di straordinari, richieste di mansioni superiori, sopperire alla mancanza cronica e crescente di organico, aumento delle responsabilità, aumento dei rischi, uso abnorme di ctd.