- TAGLI + SALARIO

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UN ALTRO PUNTO A SEGNO PER L’AZIENDA COMPLICI I SINDACATI ED I LAVORATORI “IGNAVI e/o DISTRATTI”


Un altro colpo inferto ai lavoratori di poste con l’ennesima riorganizzazione (piano 24) che è partita dalle lavorazioni interne (Ali), ma che investirà anche il recapito ed i centri di smistamento per un taglio di organico di circa 7.000 unità.

I giochi chiaramente non sono ancora fatti del tutto, in quanto, come dicevamo, si è partiti dagli Ali e successivamente saranno interessati gli altri settori in PCL, anche se le premesse e le conseguenti risposte dei lavoratori non fanno presagire nulla di positivo. Solo un’opposizione dura e compatta dei lavoratori potrebbe scongiurare questo ulteriore nefasto evento, ma nonostante l’opportunità dello sciopero indetto dal sindacalismo di base del 2 dicembre proprio sulle tematiche riassunte dallo slogan – tagli + salari la risposta dei lavoratori non è stata all’altezza della ristrutturazione messa in atto dall’Azienda.

Vale la pena soffermarsi un attimo sulle tappe principali che hanno decretato i tagli di personale

tabella

Questa ennesima riorganizzazione, ispirata come le precedenti dall’unico scopo di aumentare i carichi di lavoro, la flessibilità anche oraria e ridurre il personale e di conseguenza il costo del lavoro, si regge sempre su 2 cardini ormai consolidati: il calo dei volumi di corrispondenza e l’aumento della produttività.

A parte il fatto che per quanto riguarda:

  • il calo dei volumi, noi non vediamo, in contrasto con azienda e sindacati, alcun calo di corrispondenza, senza contare tutte le nuove e sempre crescenti tipologie di prodotto da recapitare e gli oggetti a firma ed i pacchi in costante aumento,
  • la produttività, …. ci chiedono continui aumenti della stessa, senza intravedere alcun limite reale, se non il fatto che non riusciamo più a mantenere uno standard adeguato di consegna a tutela dell’utenza e della nostra incolumità personale. E per raggiungerla i lavoratori vengono sottoposti a pressioni, provvedimenti disciplinari e “velate” minacce di vario tipo.

 

alcuni numeri:

Alla fine del 2017 Poste Italiane contava 136.555 dipendenti (fonte Poste NEWS N°13), ora siamo meno di 120.000. Nel 1990, i meno giovani, se lo ricorderanno, eravamo circa 230.000 dipendenti.

Basterebbero questi dati, senza entrare nel merito delle pressioni che tutti i giorni subiamo, dei carichi di lavoro insostenibili che sono continua causa di stress, di incidenti e malattie correlate, per comprendere come sia necessaria una inversione di tendenza.


Dobbiamo:

  • dare un chiaro segnale di contrarietà alle politiche aziendali che dia l’esatta percezione della volontà dei lavoratori che rigettano al mittente queste politiche distruttive ed al contempo rivendicano un salario che ci permetta di vivere e non un salario, come l’attuale, che rasenta i limiti della sussistenza dove devi sperare di non ammalarti mai per poter accedere al premio di produttività, oppure devi prostrarti ai voleri aziendali ed essere sempre pronto alla richiesta di straordinario che non serve ad altro che a tappare le numerose carenze di organico.
  • rivendicare un salario fisso adeguato al di fuori di tutte le variabili contrattuali. E lo dobbiamo fare nella consapevolezza che nulla è passato e perduto, che i lavoratori debbono e possono dire la loro.

 

Vogliamo che la nostra lotta, la nostra presa di coscienza collettiva, come corpo unico di lavoratori, sia ispirata all’intento di rimettere al centro l’occupazione, la lotta alla precarietà e la nostra dignità (salariale e non solo), e che rimetta al centro il servizio postale come un servizio pubblico e sociale che non può essere immolato alla logica del profitto.

 

Diamo un segnale concreto e immediato non votando,

alle prossime elezioni Rsu di marzo 2023, i sindacati concertativi “firmatutto”.

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Informazioni

Cobas poste è un organismo sindacale di base composto esclusivamente da Lavoratrici e Lavoratori che attraverso l'autorganizzazione mettono in atto la contrarietà alle politiche aziendali tese all'esclusivo profitto per manager ed azionisti. Rivendicando il servizio offerto come bene necessario per la collettività esercitano una molteplicità di azioni ad autosalvaguardia dell'operato e della integrità di chi lavora ogni giorno.  

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