NO ALLA PRIVATIZZAZIONE.
NO ALL'AZIONARIATO DIFFUSO AI DIPENDENTI.
La lotta contro la privatizzazione è pura questione sociale e culturale.
È, fra l'altro, anche o soprattutto problema politico perché a serio rischio ci sono tangibili esigenze della collettività, in particolar modo degli strati popolari maggiormente penalizzati dalle politiche di mercato e dalla cupidigia del profitto esaltato da padroni e capitalisti, perciò è di vitale importanza dar lungo seguito a questa importante battaglia facendo in modo che diventi sempre più allargata a tutta la sfera sociale.
Per tali ragioni, da anni promuoviamo azioni, scioperi e campagne di sensibilizzazione e controinformazione sul tema: tale lotta ha infatti bisogno di certezza, di fondamenta solide basate su consapevolezze, senza strumentalizzazioni e senza nessun tipo di ambiguità e contraddizione.
Sappiamo bene chi sono i nostri nemici
ma sappiamo anche chi sono i loro complici:
coloro che hanno contribuito a creare le condizioni per vendere l’azienda ai privati
con il meccanismo “riduco i costi e aumento i bilanci”;
firmando ogni accordo sulle riorganizzazioni che hanno tagliato posti e depotenziato strutture;
chiudendo uffici postali non redditizi;
introducendo il recapito a giorni alterni;
introducendo sistemi di flessibilità che hanno peggiorato il mondo del lavoro attraverso l’uso improprio dei contratti a termine;
introducendo inoltre nei contratti la possibilità di essere ceduti a terzi;
promuovendo e contrattualizzando sistemi di welfare aziendale - un modo ulteriore di incentivare la politica del privato che si sostituisce allo stato.
Sono gli stessi che neanche 5 mesi fa presentavano una piattaforma di rinnovo contrattuale di stampo privatistico, proponendo l’azionariato diffuso per dipendenti basato proprio sul presupposto di quote vendute ai privati e finalizzato, per chi lo propone, alla gestione aziendale in chiave imprenditoriale. Creando di fatto un cortocircuito, ancor più evidente, tra l'essere sindacato ed essere azienda.
La finta presa di posizione di chi solo per oggi si dice contro la privatizzazione non è mossa dall'intenzione di combatterla seriamente ma di garantire a sé stessi ruoli e poltrone per mantenere il proprio potere e cogestire i processi con l'azienda.
Pertanto, sappiamo che, aldilà dei proclami di contrarietà da parte di chi l’ha sempre sostenuta e avallata, nessun dietro front verrà attuato sui punti elencati.
È sempre più necessario un percorso di consapevolezza di ogni singolo lavoratore ed ogni cittadino che possa condurlo all’autorganizzazione, alla promozione di iniziative e ad un contributo diretto per la crescita di un percorso sano di lotta che abbia al centro la risoluta negazione ad ogni privatizzazione.
Senza nessun "aggiustamento" a qualsiasi titolo o scorciatoia.
CHI SOLO OGGI SI PROPONE COME SOLUZIONE
È PARTE INTEGRATA DEL PROBLEMA.