
25 aprile e 1°maggio
Queste due giornate di enorme significato storico-politico non possono in alcun modo essere confuse con le altre feste nazionali di marca istituzionale per il semplice fatto che entrambe nascono dalla lotta antifascista e anticapitalista, ancora oggi di grande attualità, base per un mondo diverso e migliore.
Se per il 1° maggio è scontato e risulta evidente il richiamo alle lotte di emancipazione dei lavoratori, così non è per il 25 aprile in cui prevale il momento “militare”, la lotta di liberazione partigiana contro gli occupanti nazisti e i fascisti collaboratori. Poco invece ci si sofferma sul ruolo, decisivo e determinate, delle lotte della classe operaia, a cominciare dai grandiosi scioperi del '43 a Milano, in piena guerra e pieno regime fascista.
Sono gli scioperi operai che segnano l'inizio dell'incrinatura di massa al regime inimmaginabili solo pochi mesi prima; inimmaginabile cioè che i lavoratori si organizzassero e manifestassero apertamente la loro ostilità ad un regime di privazioni, miseria e guerra che teneva sotto il suo tallone un intero popolo. Questo è stato l'elemento decisivo che ha aperto a strati sempre più vasti di masse la via e la lotta per mettere fine alla dittatura fascista.
La lotta antifascista senza l'intervento e l'apporto degli scioperi operai era cosa monca, parziale: l'intervento operaio ha immesso nella lotta antifascista il contenuto di classe che gli mancava, l'ha completata, allargando le basi della lotta stessa, contribuendo alla sconfitta anche militare degli occupanti e complici.
Questo è per noi un esempio, una lezione di cosa è la forza dei lavoratori che nonostante molti decretino la sua morte, rimane immensa, capace di tutto. Oggi il movimento operaio è diviso, frammentato, scisso in partiti e partitini che si contendono ognuno la sua parrocchia, il suo pezzettino. E così restiamo divisi come ci vogliono le classi dominanti per continuare le loro politiche di saccheggio sociale.
Per questo combattiamo così duramente chi ostacola la ricostruzione di un movimento dei lavoratori; per questo combattiamo così duramente il sindacato che ha abolito l'art. 18 liberalizzando i licenziamenti; accettato il precariato; innalzato l'età pensionabile; immiserito i salari; scelto le privatizzazioni; accettato la disoccupazione...
Noi ricordiamo il 25 aprile e 1° maggio come un esempio che anche davanti ad una situazione disperata il movimento dei lavoratori sa che c'è sempre una via d'uscita. È questa volontà che va coltivata, promossa, affermata.
Senza l'intervento dei lavoratori, senza l'intervento della classe che produce la ricchezza di cui tutti godono, niente è possibile – a meno di una società fondata sulla crescita delle diseguaglianze sociali, cioè minata alle radici.
PER L’UNITÀ DEL SINDACALISMO DI BASE E DEI LAVORATORI
CUB Poste COBAS Poste SI COBAS